Per comprendere quale visione dell’uomo e dell’universo ci sia dietro l’astrologia umanistica di Dane Rudhyar è importante vedere come nasce e in quali contesti culturali si situa il pensiero di questo autore. Dane Rudhyar cerca di integrare e sostanziare la disciplina astrologica da un lato con i contenuti della psicologia analitica di C.G. Jung e della psicologia umanistica di A. Maslow, e dall’altro con la concezione filosofica dell’uomo e del mondo propria dell’olismo.
La filosofia dell’olismo si basa sul principio che una totalità è del tutto diversa dalla somma delle parti che la compongono, poiché nella totalità tali parti si uniscono secondo un principio unitario che le organizza in un certo modo e conferisce alla totalità che ne risulta un “significato” che va oltre la mera somma delle parti. In psicologia la concezione olistica diventa il principio della Gestalt e sostiene che le proprietà e funzioni della psiche non si possono comprendere riducendole a elementi isolati, esattamente come l’organismo fisico non può essere inteso appieno scomponendolo nelle sue parti.
La filosofia olistica propone una visione unitaria dell’uomo e del suo mondo; l’organizzazione di tale mondo è gerarchica, poiché l’unione di più totalità da vita ad altre totalità sempre più vaste, articolate e complesse, all’interno delle quali ogni singola totalità funziona e si evolve in modo unico ed irripetibile in relazione a se stessa, ma è anche intrinsecamente necessaria all’esistenza e al funzionamento della totalità superiore. Come esempio si può pensare al corpo umano in quanto risultato dell’unione di più organi e parti: ogni organo funziona per se stesso, in modo unico e diverso dagli altri, ma la loro unione da origine a una nuova totalità, l’organismo umano, che ha bisogno di ogni organo/totalità più piccola per funzionare adeguatamente.
Nell’astrologia umanistica passando attraverso gradi di complessità sempre maggiori, dalla totalità/individuo si arriva alla totalità/universo.
Ogni essere, cioè è unico ed irripetibile, ma la sua realizzazione, il suo benessere e il suo scopo partecipano e sono necessari alla realizzazione, benessere e scopo di totalità sempre maggiori. In breve, se il mio fegato non funziona, oltre a risentirne lui per primo, come organo individuale, ne risente anche tutt’intero il mio organismo.
Nella psicologia analitica e nella psicologia umanistica, pur essendo concettualmente molto diverse tra loro, il significato e il fine della vita e dello sviluppo dell’uomo è fondamentalmente uguale. Per Maslow la vita di ogni uomo è un processo di “autorealizzazione” delle sue potenzialità, e per Jung è un processo di “individuazione”, un processo cioè di differenziazione dell’individuo da una comune natura umana, che ha come fine lo sviluppo della sua personalità totale nella sua unicità e singolarità. Questi concetti di “autorealizzazione”, “individuazione” ed altri, propri della psicologia analitica ed umanistica, con Dane Rudhyar entrano a far parte dell’astrologia.
Nell’astrologia umanistica perciò si muovono ed integrano queste tre visioni dell’uomo, vediamo adesso quale rivoluzione nei confronti dell’astrologia tradizionale ha comportato questo nuovo approccio.
Dietro qualsiasi formulazione dell’astrologia tradizionale c’è il “credo” che l’uomo sia soggetto all’impatto di forze esterne; il Sole, la Luna, i pianeti etc., esercitano in un qualche modo un’influenza diretta su tutto ciò che vive sulla terra. Esiste perciò una “forza”, che sia la legge del karma, degli dei, della natura, o qualche altra misteriosa influenza proveniente dal cielo, qualunque cosa sia, tale “forza” ha un’influenza sulla vita dell’uomo. Oggi ai termini precedenti si può sostituire la forza dei raggi cosmici, delle tempeste magnetiche e altro ancora, in ogni caso la sostanza non cambia, cambia solo il punto dell’origine di tali forze, ma l’uomo resta sempre soggetto ad esse e ciò che importa è stabilire quali forze sono favorevoli e quali sfavorevoli e i tempi della loro azione.
L’astrologia che si fonda su tale visione dell’uomo è forzosamente un’astrologia in cui ciò che soprattutto conta è la previsione, centrale in essa non è l’uomo in quanto soggetto del proprio destino, ma la previsione degli eventi che le forze in gioco possono causare nel futuro. In definitiva, se l’uomo di un tempo pregava e faceva sacrifici per propiziarsi le forze del cielo, l’uomo del giorno d’oggi consulta transiti, progressioni, rivoluzioni etc. per scoprire che cosa capiterà.
Nella sostanza niente è cambiato.
A questo orientamento l’astrologia umanistica oppone un approccio centrato sulla persona, in cui l’uomo diventa il centro, il soggetto del proprio destino che coincide con l’autorealizzazione delle proprie potenzialità e della propria unicità, in altre parole di ciò che alla nascita, prima dell’intervento e delle alterazioni dell’ambiente, in lui è scritto essere la sua più intima ed irripetibile essenza.
L’astrologia diventa allora un potente strumento di conoscenza e comprensione di se stessi, un potente aiuto nel processo di “individuazione”, offre infatti ad ogni uomo il progetto della struttura della sua individualità.
La carta di nascita, in questo senso, è la mappa delle potenzialità inscritte nella particolare natura di un individuo, si riferisce solo a tendenze e qualità in potenza, in nuce, non promette niente a livello effettivo, riguarda solo il progetto della struttura di “uomo” che quel particolare individuo ha in sé la possibilità di realizzare, non il se e il come la realizzerà. Conoscere, entrare in contatto, col proprio progetto, con ciò che in potenza si è, significa intravedere la via che porta alla vera realizzazione di se stessi, del proprio destino, cioè della propria funzione nel mondo.
Nella prospettiva dell’olismo ogni individuo è una totalità unica ed irripetibile, e più tale individuo realizza la sua singolare unicità che lo impegna in un continuativo cammino sulla via dell’individuazione, tanto più efficacemente partecipa e contribuisce al funzionamento e all’evoluzione delle totalità più ampie di cui è parte, quali ad esempio la società in cui vive fino all’umanità intera nel suo complesso, adempiendo in questo modo alla sua funzione nell’universo, cioè al suo destino.
In linea teorica le cose sembrano molto più complicate di quanto non lo siano nell’esperienza concreta, per esempio per ogni donna che abbia dei figli, essere e sentire di essere una buona madre, realizza espande ed arricchisce la sua personalità individuale e allo stesso tempo contribuisce al buon funzionamento della famiglia, totalità di cui è parte integrante. All’interno della famiglia assolve, come madre, la parte che il “destino” le ha assegnato e il buon funzionamento di questa si riflette in un’espansione della sua coscienza individuale che integra e si arricchisce di altre dimensioni.
Scopo dell’astrologia umanistica perciò è aiutare l’individuo a scoprire il suo vero Sé, rappresentato dall’intera carta di nascita, che non è né buona né cattiva, ma in assoluto la migliore per l’individuo a cui appartiene.
In questa visione della vita è presente una duplice equazione: la prima tra il compimento e la realizzazione dell’unicità e specificità della propria natura individuale e il compimento del proprio destino, che in questo modo si viene a trovare inscritto, “dentro”, la natura del soggetto, non è più “fuori”, in altri mondi lontani, ma qui sulla terra, si vive e si compie in questo luogo e in questo tempo.
La seconda equazione riguarda l’equivalenza tra il “destino” di un individuo e il posto e la funzione che, data la sua particolare e singolare natura di uomo, deve occupare ed assolvere nei vari contesti/totalità sempre più ampi fino ad arrivare all’universo, in cui si trova ad operare.
Due parole sulle implicazioni che tale concezione comporta: prima di tutto l’uomo non è più visto come il semplice risultato della somma degli attributi ereditati dai genitori, ma agisce in tale mescolamento di caratteri, disposizioni e tendenze un principio unificatore che trasforma tale somma in una nuova, unica ed irripetibile totalità, dotata da subito di una propria “parola”, vibrazione, ritmo. In altre parole, c’è in ognuno di noi una “sensazione” di essere, sentire e cercare nella vita, qualche cosa che è unicamente e squisitamente solo nostro e che solo per noi vibra, risuona, si accende e risplende.
Non più solo mero e casuale prodotto di ovuli che incontrano spermatozoi, ogni uomo ha fin dall’inizio scritta dentro di lui una propria irripetibile melodia da cantare, un “carattere” da attualizzare, che nel corso della sua vita potrà colludere con l’ambiente, armonizzarsi, ribellarsi, adeguarsi o addirittura restare muto perché soffocato e sepolto sotto la spessa coltre dei modelli, degli stili, e degli imperativi sociali del suo mondo, che sebbene siano intimamente estranei alla sua natura/carattere, sono però così luccicanti e da tutti desiderati e perseguiti da offuscare ogni altra cosa.
Che cosa si farà, che cosa succederà, quasi tutto è nelle nostre mani, dipende dal “senso”, dal significato che ognuno di noi sceglierà o non sceglierà di dare al proprio esistere, se il “senso” che sceglieremo di dare alla nostra vita sarà lo strumento adeguato a suonare la melodia del nostro “carattere”, se vibrerà con quanto fin dall’inizio è inscritto nel nostro essere, allora potremo affrontare e sopportare quasi tutto, in caso contrario gli eventi della vita saranno i nostri padroni.
In altre parole se scalare una montagna è del tutto insensato per chi non ama la montagna, diventa pregno di significato se sappiamo che sulla cima c’è il rimedio che cerchiamo.
La carta di nascita diventa allora uno strumento prezioso e rivelatore: pochi infatti sanno da sempre, sentono da subito, in modo diretto e chiaro, senza alternative, di essere nati per quello scopo, di poter essere solo ciò che sono, e a questo tendono tutta la vita: in queste persone il loro “destino”, la loro “vocazione”, illumina e sostanzia tutta la loro vita; alla maggior parte le cose vanno diversamente, faticosamente arranca alla ricerca della propria strada, facilmente si perde inseguendo abbaglianti miraggi, e viene inghiottita nel vuoto di un’esistenza che sente inutile e senza senso. Ecco, in questo caso, “conoscere”, entrare in consapevole, intimo ed armonioso contatto con il proprio tema di nascita permette d’incontrare il proprio “destino”.