In questa sezione cercheremo di capire da dove provengono i diversi significati che siamo soliti vedere attribuiti ai vari segni. Spesso infatti sentiamo dire che appartenere a un certo segno vuol dire essere in un certo modo piuttosto che in un altro. Si possono interpretare i vari segni secondo diversi punti di vista, ognuno dei quali fornisce una certa serie di significati, ma avremo fatto ben poco cammino se non ci rendiamo conto da quale matrice tali significati provengono e secondo quale logica si producono e si sviluppano.
E’ necessaria perciò una breve digressione per esplicitare i principi teorici sottesi al nostro modo di “leggere” l’astrologia.
“Lo zodiaco - scrive Alan Leo, un famoso astrologo - è veramente l’Aura (in termini più scientifici, il campo magnetico) della Terra. E’ una sfera o ovoide, i cui poli coincidono con i poli dell’Eclittica (il percorso del Sole in un anno). Questa sfera è polarizzata in una direzione, vale a dire, essa rimane sempre in una posizione qualunque sia il posto occupato dalla terra nella sua orbita, come la bussola che fluttua sempre col suo polo nord puntato in una direzione.
Questa sfera è divisa in 12 parti, come gli spicchi di un’arancia, e sono questi spicchi che costituiscono i segni dello zodiaco… Ora è chiaro che dal momento che questa sfera o aura rimane costantemente fluttuante in una posizione mentre la Terra gira intorno al Sole, i raggi solari passeranno successivamente attraverso ciascun segno dello zodiaco.”
La Terra ruota, cioè si muove, all’interno di questa “aura” o sfera proprio come ogni uomo si muove all’interno del proprio ambiente; lo zodiaco allora è, in un certo senso, “l’ambiente” della Terra e di conseguenza anche dell’umanità che sulla terra vive.
C’è sempre uno scambio, una compenetrazione tra le forze dell’individuo e quelle del suo ambiente. L’ambiente condiziona l’individuo e l’individuo modifica l’ambiente con la propria individualitàcreatività. Ciò è vero sia per l’uomo, sia per la Terra in quanto pianeta, sia per il mondo della natura. Immaginiamo di piantare lo stesso seme in un terreno arido o nella terra di una fertile vallata: il destino della futura pianta sarà certo molto diverso. Oppure pensiamo alle conseguenze che la presenza di una mela marcia produce sulle mele vicine.
Questi sono due esempi estremi, nel primo è massima la forza dell’ambiente, nel secondo la forza dell’individuo.
Queste due forze o principi che Dane Rudhyar ha chiamato “individuale” e “collettivo”, sono sempre presenti in ogni essere. Ciò che varia è la loro proporzione: ci sono momenti in cui prevale il principio individuale e momenti in cui prevale il principio collettivo.
A questo punto apriamo una piccola parentesi per introdurre un altro concetto fondamentale, e cioè il principio della ciclicità presente in Natura. Questo principio si riferisce a fenomeni quali l’alternarsi del giorno e della notte che si ripete ogni 24 ore, il succedersi delle stagioni che si ripete ogni anno, il seme che germoglia, diventa fiore, appassisce, si decompone e poi ritorna a fiorire, la vita dell’uomo, e così via. Questi sono tutti eventi ciclici, attraversano cioè varie fasi sempre uguali a se stesse; è vero che nessuna primavera sarà mai uguale a un’altra, né la vita di qualunque uomo a quella di un altro uomo, tuttavia la forma, la struttura dell’evento nel suo complesso è quello di un ciclo che si ripete.
Se ora torniamo alle due forze, individuale e collettiva o ambientale, di cui abbiamo parlato prima, vedremo che tra l’aumento di una forza unito al diminuire dell’altra e il succedersi delle fasi di un evento ciclico c’è un legame, una relazione, per cui al variare dell’uno, varia anche il secondo.
All’interno del ciclo perciò ci saranno dei momenti in cui le due forze sono presenti in eguale misura, altri di massima espressione di una e minima dell’altra, e tanti altri di proporzioni intermedie.
E’ chiaro perciò che se un certo evento appartiene a una serie ciclica, la sua posizione, il posto che occupa all’interno del ciclo, è fondamentale per comprendere la sua natura, e cioè, nei termini del nostro discorso, in quale proporzione sono attive la forza individuale e quella ambientale, e anche per capire quale funzione svolge e in quale relazione è con le altre fasi-eventi del ciclo.
A questo punto possiamo tornare all’argomento della nostra lezione: lo zodiaco.
Lo zodiaco, graficamente, è un cerchio in cui sono rappresentati i dodici segni che tutti conosciamo. Essi non hanno assolutamente niente a che fare con stelle e costellazioni reali, ma si riferiscono a dodici fasi della relazione ciclica esistente fra Terra e Sole, come Alan Leo ci ha spiegato.
Tale relazione determina il quotidiano avvicendarsi del giorno e della notte e l’annuale successione delle stagioni; fenomeni ciclici dunque, nel corso dei quali vediamo sbocciare, crescere, esplodere e poi lentamente perire i “frutti” della terra. In essi è evidente la presenza delle forze di cui abbiamo detto prima, e che in relazione ai cicli della natura Dane Rudhyar ha chiamato forza-giorno e forza-notte.
L’astrologia nasce in tempi in cui la vita dell’uomo era totalmente scandita dai ritmi della natura, non ancora addomesticata, sottomessa, modificata dalla tecnica umana, quando la luce e il calore erano solo quelli del sole e dell’estate, e il freddo e il buio, quelli della notte e dell’inverno. Ai cicli della natura e agli ordinati movimenti degli astri, si rivolgeva l’uomo di allora per trovare un senso al proprio esistere.
Tuttavia, oggi come ieri è l’energia del sole, la forza-giorno che fa crescere e risplendere nella propria singolare bellezza ogni “fiore”, ed è la notte, la forza-notte, che ricopre e nasconde ogni differenza rendendo tutti i “fiori” uguali; allo stesso modo il sole, unica fonte di luce e calore durante il giorno, diventa una stella come un’altra di notte, una stella che gira e ruota nel cielo insieme a milioni di altre stelle, e tutte insieme diventano la via Lattea.
Se abbandoniamo il mondo della natura e ci rivolgiamo a quello dell’uomo, la forza-giorno diventa il principio individuale, la forza che spinge ad “individuarsi”, a costruire la propria unicità e perciò differenziarsi nei confronti dell’ambiente o della collettività, la cui forza esattamente opposta tende ad appiattire ed abolire le differenze tra gli individui, per unire, mettere insieme, costruire organismi, strutture sempre più ampie, quali ad esempio la società o lo stato, dove siamo tutti o cittadini o lavoratori o altro, ma soprattutto non ha alcuna importanza la nostra unicità, poiché facciamo parte di un progetto che va oltre la nostra particolare esistenza.
I Segni di Fuoco
ARIETE
Lo zodiaco inizia con il segno dell’Ariete che coincide con l’equinozio di primavera, quando la notte è lunga come il giorno, la forza-giorno e la forza-notte sono in perfetto equilibrio, un equilibrio molto instabile perché subito dopo i giorni lentamente si allungano sempre di più e le notti si accorciano, è la forza-giorno, il principio individuale che incomincia a premere.
L’Ariete è l’inizio, l’archetipo, l’idea platonica dell’inizio. Iniziare comporta sempre l’idea di uno sfondo confuso ed omogeneo dal quale si emerge, si sorge, si incomincia ad uscire, in questo modo la Genesi e le varie cosmogonie prendono avvio: dal caos, dal brodo primordiale, dal nulla, inizia, si differenzia un qualcosa che ha una forma che diventerà via, via più chiara e definita.
Ma nel momento dell’inizio, questo “incipit” ha bisogno di molta energia orientata in una precisa direzione, cioè al di fuori, per differenziarsi, perché altrettanto potenti sono le forze dell’indifferenziato che lo trattengono, in ogni istante corre il rischio di venire inghiottito nella notte oscura da cui vuole uscire.
Questo è il concetto, il principio formale che sta dietro al segno dell’Ariete, l’idea che unifica ed integra tutti i vari significati e contenuti che le diverse interpretazioni gli attribuiscono. Essere il primo, colui che da l’avvio al processo, è l’immutabile significato dell’Ariete, da quest’unica matrice derivano tutte le sue qualità.
Psicologicamente, emergere significa incominciare ad affermare l’unicità della propria personalità (il principio individuale) nei confronti dell’universo di regole, norme, convenzioni della società in cui si vive (il principio collettivo), che tutto uniforma e omologa. Significa incominciare a scoprire dove si è “diversi” e dove si è “uguali” e ciò fa paura, e l’Ariete come un bambino corre spavaldo avanti e poi, precipitoso torna indietro dalla mamma. Tuttavia non può fermarsi, il processo, il ciclo della vita dell’uomo come quello della natura è stato avviato, e tappa per tappa deve essere percorso fino alla fine. Dietro la personalità arietina c’è sempre il dinamismo dell’inizio con tutto ciò che tale concetto comporta: slancio, desiderio allo stato puro, incoscienza, coraggio e paura, attrazione per il nuovo e l’ignoto e nostalgia del conosciuto e del passato.
E’ la personalità che nasce e si afferma attraverso l’azione fine a se stessa, il risultato è irrilevante, lo scopo vero infatti non è quello di raggiungere o realizzare qualcosa, ma quello di sentirsi vivi tramite ciò che si fa, è l’azione infatti che da forma e contenuto all’energia confusa e indefinita che spinge a differenziarsi, ad affermare se stessi.
LEONE
Il Leone è conosciuto come il segno più individualista dello zodiaco, le immagini e le parole che abitualmente lo descrivono, lo presentano come un capo, un dittatore, il re della foresta insomma. Se a prima vista tale definizione può sembrare un po’ ridicola e banale, nasconde invece il segreto dell’individualismo del Leone, che è intimamente legato alla presenza altrui: il “re” infatti esiste solo se ci sono i sudditi, è una figura sociale, un re senza sudditi non è un re, ma un patetico buffone.
La forza-giorno, l’energia personalizzante e individualizzante è in fase decrescente, non spinge più l’individuo a costruire la propria personalità tramite un processo sempre più raffinato di separazione e differenziazione di sé dall’“altro”, ma agisce dall’interno in modo inconscio, come la forza-notte prima del solstizio d’estate.
E’ la forza-notte adesso, l’energia inglobante ed unificante del principio collettivo che continua la formazione e l’ampliamento della personalità individuale tramite esperienze che porteranno all’acquisizione di un senso di appartenenza sociale, alla consapevolezza cioè di essere un membro della società.
Tale processo inizia nel segno del Cancro, all’interno delle mura sicure e protettive della casa e della famiglia, il primo nucleo sociale, e continua col Leone che da queste mura deve uscire per affrontare, misurarsi e conquistare non più l’ignoto, come in Ariete, ma il proprio spazio nella società, un universo organizzato di compiti, doveri, diritti e responsabilità, variamente distribuiti tra i suoi membri.
Ed ecco venir fuori l’individualismo del Leone, l’esasperata affermazione dell’io, che si dissolve se non c’è un pubblico che applaude e svanisce se non c’è l’agognato riconoscimento sociale che lo rassicura sul proprio valore.
Da qui la tendenza a comandare piuttosto che collaborare, poiché chi ha il comando è riconosciuto come bravo, da qui gli slanci di generosità, perché a chi dà si dice grazie, da qui i comportamenti drammatici ed esagerati, perché chi esagera, impressiona e così via.
Ma dietro tutte queste eclatanti manifestazioni, c’è la paura di essere inadeguato, di non saper far fronte alle richieste della società, senza appiattirsi e perdere la propria individualità, e allora si deve stupire, abbagliare, come il sole che nel periodo del Leone, irradia luce e calore senza risparmio, qualche volta fino a bruciare, inaridire, disseccare ciò che tocca.
“Meglio un giorno da leone che cento da pecora”, dice il proverbio; meglio perché, anche se uno solo, sarà ricordato, lascerà un segno duraturo e manifesto che tutti potranno vedere, a testimonianza del valore di chi ha vissuto quell’unico giorno.
Il Leone nel suo splendido immobilismo, comincia a conoscere il peso del tempo che passa: il tempo che nei segni precedenti era un eterno presente, frammentato e puntuale in Ariete e Gemelli, dove ha la durata dell’azione intrapresa o della scoperta di un nuovo legame tra le cose, ed era raccolto e ripiegato nel Toro e nel Cancro, impegnato a raggiungere un risultato o costruire una casa per l’oggi, nel Leone diventa il tempo che scorre, avanti e indietro, nel futuro e nel passato, e per non morire e scomparire si deve lasciare un’impronta, un segno del proprio passaggio.
La “casa” costruita in Cancro, nella fase d’esperienza rappresentata dal Leone, è abitata dai figli che condensano molti significati del segno: i figli sono una concreta, pesante e non evitabile responsabilità sociale, i figli trasformano la nostra identità di figlio in quella di genitore, i figli si portano via il tempo del futuro e i genitori diventano il tempo del passato, i figli sono la nostra creazione più bella e perciò la testimonianza più certa ed evidente del nostro valore e del nostro passaggio.
Anche l’arte, in quanto creazione ed autentica e genuina manifestazione dell’individuo appartiene al segno del Leone, infatti le opere d’arte si partoriscono come i figli.
SAGITTARIO
Quando il 22 novembre il sole entra nella costellazione del Sagittario, la natura ormai spoglia e silenziosa si prepara a ricevere il rigore e il gelo dell’inverno alle porte. L’inverno, quando gli alberi spogliati dalla varietà multicolore e multiforme dei loro fiori e dei loro frutti si somigliano tutti, tronchi e nudi rami protesi al cielo, e i verdeggianti, dorati o fioriti campi della terra diventano ampie distese di bianca neve o di terra desolata. E’ il trionfo della forza-notte che tutto uniforma e assimila, creando legami che accomunano e uniscono tra loro i tanti e diversi individui, la forza-giorno è al minimo livello e, sconfitta e occultata, opera invisibile e silenziosa nei recessi dell’inconscio.
E’ il trionfo della coscienza sociale sulla coscienza individuale, che da astratto ideale da raggiungere nella Bilancia, attraverso le intense emozioni vissute nello Scorpione, diventa in Sagittario la “mente” che guarda lontano, e trova nuove relazioni e significati utili e funzionali all’organizzazione sociale, tali relazioni e connessioni si concretizzano nelle leggi e nei principi che imprimono ordine ed efficacia all’operare della società.
La forza-notte nel segno del Sagittario è un’energia costruttiva, espansiva, rivolta all’esterno, che sintetizza ed integra i risultati raggiunti nei due segni precedenti; la tensione all’ideale comunitario della Bilancia e il desiderio di partecipazione emotiva dello Scorpione, diventano nel Sagittario un’unica forza operativa, dotata di una precisa direzione e dei mezzi per realizzare i propri scopi, che sono sempre sociali, essendo tale forza un’espressione del principio collettivo.
L’individuo nel Sagittario, infatti, è prima di tutto un membro della società, poi il particolare signor x o y che, se necessario, senza remore, può essere sacrificato, perseguitato, eliminato per il bene della collettività.
La pressione sociale che nella Bilancia preme sull’io dall’esterno, nel Sagittario scompare come pressione esterna e diventa parte integrante e sostanziale dell’io, in questo senso per il Sagittario il valore ed il benessere del singolo sono sempre subordinati a quelli della collettività, o meglio della società a cui appartiene. Nella fase d’esperienza rappresentata dal Sagittario, l’identificazione dell’io con l’altro passa attraverso la condivisione delle norme, dei principi, dei valori sociali, non attraverso “l’essere parte” dell’Umanità o dell’Universo come avverrà nei Pesci.
Estendere e assimilare, sono le due operazioni fondamentali del Sagittario, estendere ed ampliare i propri orizzonti mentali e spaziali e contemporaneamente assimilare ed uniformare a questi altri individui che, insieme, uniti da sempre più numerosi e irrelati collanti sociali, contribuiscono a formare società più vaste e più stabili. In questo senso appartiene al segno del Sagittario la figura del missionario che porta il “Verbo” a chi non lo conosce, dell’esploratore/colonizzatore che rende civili gli incivili, del religioso illuminato che accomuna gli uomini nella visione di un’unica possibile salvezza, del pensatore/filosofo che trova i fondamenti teorici dell’operare della società.
Nella tradizione il Sagittario è associato alla mitica figura del centauro, metà cavallo e metà uomo, una specie di arciere con l’arco teso e la freccia diretta verso l’alto, il braccio e la mente, ambedue impegnati nello sforzo di conquistare il lontano.
Il braccio perché il cavallo è un efficace simbolo di poderosa forza istintuale, alla quale tuttavia è possibile mettere le briglie e addomesticare, e la mente perché è l’uomo cosciente che imbriglia e piega la forza dell’istinto alla sua volontà di espansione, indicata dalla freccia pronta a scoccare verso l’alto.
Il riferimento al cavallo inoltre, che per Freud è un simbolo di energia sessuale e per Jung di pura energia libidica, si collega all’erotismo e alla sensualità tipiche del segno, il Sagittario è un “assimilatore”, che ingloba con i sensi e con la mente.
I Segni d’acqua
CANCRO
Il segno del Cancro inizia col solstizio d’estate, quando la forza-giorno raggiunge il culmine della sua espansione e la forza-notte il livello più basso, il giorno più lungo si incontra con la notte più breve, subito dopo c’è un’inversione, un mutamento di direzione: lentamente la forza-notte incomincerà ad avanzare e la forza-giorno a ritirarsi. Ma prima di abbandonare il campo e lasciare spazio alle incalzanti istanze del principio collettivo, la cui energia è volta ad unire, accomunare, inglobare, è assolutamente necessario fare quadrato, dare un fondamento, “una casa”, all’individuo emerso in Ariete.
Nove sono i mesi che separano il solstizio d’estate dal successivo equinozio di primavera, cioè il segno del Cancro dal segno dell’Ariete, il segno dell’imago mater, del grembo materno, dal segno della nascita, dell’inizio.
Il significato profondo, la matrice di tutti gli ulteriori significati del Cancro è in questa inversione di rotta delle due forze in gioco, lentamente, ma inesorabilmente diventano sempre più pressanti le richieste prima inascoltate del principio collettivo, che dalle profondità della notte salgono alla luce della coscienza.
Ogni nuova conquista della personalità individuale, d’ora in avanti, dopo la fase d’esperienza rappresentata dal Cancro, avviene ad un livello qualitativamente del tutto diverso da quello dei primi tre segni dello zodiaco.
In tali segni, in modo più o meno efficace, le forze unificanti e assimilatrici del principio collettivo sono ricacciate e confinate nel regno dell’inconscio, poiché è la costruzione dell’io, centro radiante e unificante della coscienza individuale, il progetto perseguito in questi primi stadi. Un io fragile non può essere esposto senza rischi e danni alla malìa del richiamo della forzanotte di tornare a perdersi e confondersi nel suo grande grembo, per questa ragione tradizioni, famiglia, istituzioni, le varie forme cioè in cui si incarna il principio collettivo, in queste fasi agiscono e condizionano in modi soprattutto inconsci, e possono essere ora acclamate ed esaltate come gli unici ed assoluti valori ed ideali, ora negate e rifiutate come catene da spezzare e nodi da sciogliere.
E’ nel segno del Cancro che prende forma il canale lungo il quale il principio collettivo arriva alla luce della coscienza, per questo motivo dopo la fase cancro, il livello di integrazione ed espansione dell’io non è più solo individuale, ma è soprattutto a livello sociale che si realizza. Il Cancro, infatti, è il segno della “casa”, della famiglia, la prima e fondamentale istituzione di ogni società.
E’ interessante notare che il segno del Cancro, che corrisponde alle lunghe e immobili giornate d’estate piene della luce e del caldo del sole, è governato dalla Luna, la regina della notte. Si attua in questo segno l’unione, il “matrimonio” del Sole e della Luna, del principio maschile col principio femminile, dalla cui unione scaturiscono “la casa”, “la famiglia”, “le radici” di ogni individuo. Tale incontro non avviene tuttavia, sotto l’egida fredda e trasparente della ragione, ma nello spazio liquido, notturno, femminile del Cancro, legato al simbolo dell’acqua originaria, al liquido amniotico del ventre materno, quando si è allo stesso tempo due ed uno.
E’ allora nella memoria lontana di tale e assoluta protezione, di totale e passivo abbandono e di completa ricettività ed apertura che nessun ostacolo rompe, che si devono ricercare le origini di alcune caratteristiche tipiche del segno, quali ad esempio l’autodifesa passiva e ricettiva che protegge da un impatto troppo forte con la realtà, la grande sensibilità psichica e ancora, la creazione di un immaginoso e ricco mondo interiore intriso di nostalgie, ricordi e attaccamento al passato.
SCORPIONE
Scorpione, serpente, aquila, fenice, fanno tutti parte della simbologia del segno dello Scorpione, quattro simboli invece di uno: un chiaro segno della sfaccettata complessità di tale segno che non è possibile confinare nell’iconografia di un’unica immagine. Quattro animali, nessuna figura umana o inanimata, solo animali: due che, silenziosi e solitari, strisciano in basso, nella terra, e due che volano alti nella luminosità trasparente del cielo, un “salto” dalla terra al cielo. Ed ancora, c’è il pungiglione velenoso dello scorpione che si da la morte, la lingua biforcuta del serpente che ad ogni stagione cambia pelle, lo sguardo rapace dell’aquila che s’avventa sulla preda, il mitico e fantastico uccello egizio che continuamente muore e risorge dalle sue ceneri, in ognuno è presente il riferimento alla morte, inoltre nel serpente e nella fenice è presente anche il motivo della trasformazione e della rinascita. Che cosa deve morire nella fase d’esperienza rappresentata dallo Scorpione, che cosa si deve lasciare andare, che cosa condurrà la personalità ormai ben individuata dalla terra al cielo? La forza-notte, superata la forza-giorno, è ora nel periodo di massima espansione: l’io, nel segno della Bilancia, ha incontrato e riconosciuto come uguale a sé l’altro, il “tu”, anzi tale uguaglianza è diventata un imprescindibile ideale da raggiungere, un ideale è inizialmente un fatto della mente, astratto e perfetto, non ancora sentito, esperito, vissuto e desiderato nella carne e nell’anima.
E’ nello Scorpione che la forza-notte, il principio collettivo, chiede all’io, alla personalità individualizzata, di morire a se stessa, di rompere i propri confini ed aprirsi e fondersi con l’altro dimentica di sé, e lo chiede in termini concreti, non ideali, è con il corpo e il cuore oltre alla mente, che si deve entrare in contatto con l’altro, per sperimentare nella carne e nell’anima la realtà di questa unione, nel bene e nel male. Solo in questo modo la “conoscenza” dell’altro sarà reale e completa e potrà generare poi nel segno del Sagittario, una “mente” davvero collettiva, frutto non della somma di più individui, ma della loro intima integrazione, una “mente” capace di partorire idee ed ideali, intrise oltre che dei loro pensieri anche del loro desiderio.
Da qui deriva l’importanza del sesso attribuita al segno dello Scorpione, il sesso inteso non nella sua funzione generatrice, ma il sesso come “piccola morte” dell’io cosciente, che muore a se stesso per rinascere nell’altro e con l’altro, oltre se stesso.
E’ la forza-notte ormai vincente, la forza del principio collettivo che rompe anche le più private ed intime barriere dell’io, quali sono quelle del corpo e dell’anima, per rendere i singoli individui partecipi ed uguali anche nelle profondità del loro essere.
In questa esperienza di perdita/morte individuale e rinascita sociale, separazione e distacco da desideri e bisogni egoici che si trasformano in bisogni e desideri sociali, si trova il significato più vero dello Scorpione. E’ il salto dalla terra al cielo, la liberazione dei limiti dell’“io” che conduce al “noi”, la fenice che sempre risorge dalle sue ceneri.
A prima vista questa descrizione del segno dello Scorpione sembra avere poco a che fare con le caratteristiche abitualmente attribuite a tale segno; dello Scorpione si dice che sia spietato, individualista, diffidente, controllato, a volte cinico, vendicativo e così via, c’è poi l’altro lato della medaglia che fa degli scorpioni degli esseri altamente intuitivi, profondi, percettivi, perseveranti, sensibili, coraggiosi etc… In realtà sono vere ambedue le versioni, dipende dal percorso che gli individui fortemente scorpionici decidono di fare.
L’abbandono, il lasciarsi andare, l’aprire se stessi all’incontro intimo e profondo con l’altro, che si richiede allo Scorpione è assoluto e totale, fa paura; la spinta ad oltrepassare i propri limiti è forte, ma altrettanto grande è la paura di perdersi, da qui la diffidenza, l’attaccamento alla propria individualità, l’aggressività, o al contrario il coraggio, la perseveranza, l’empatia, la sensibilità intensa e penetrante. Lo Scorpione è un segno profondamente evolutivo, può salire fino al cielo, o fermarsi alla prima nuvola o restare a terra del tutto.
Se prevale la paura invece dell’apertura e del superamento dei confini dell’io per la creazione di un sentimento collettivo, ci sarà un esasperato attaccamento all’io e un’ossessiva ricerca di controllo dell’altro che minaccia l’integrità dell’io, attraverso l’uso del potere del denaro, della politica, del sesso, della manipolazione.
PESCI
Il segno dei Pesci è l’ultimo segno dello zodiaco, è il compimento del ciclo esistenziale dell’uomo: tappa per tappa attraverso le 12 fasi di esperienza rappresentate dai diversi segni, l’uomo costruisce se stesso, prima come io individuale, unico e differenziato, plasmato dall’energia della forza-giorno, poi come io sociale, membro e creatore di strutture collettive sempre più ampie, guidato dalla forza-notte. Lungo il percorso si incontrano ostacoli, si formano cristallizzazioni, si ergono mura difensive sia a livello di coscienza individuale che collettiva: sono nodi, complessi, sicurezze illusorie che devono frantumarsi e sciogliersi nell’acqua dei Pesci, come la neve si scioglie al sole di marzo, il mese del segno dei Pesci.
I Pesci come la Vergine precedono gli equinozi, il giorno dei conti pari tra la forzagiorno e la forzanotte, ambedue sono segni di purificazione e attesa, tempi “sospesi” di preparazione a una nuova nascita: l’io sociale nella Bilancia e un nuovo io individuale in Ariete, pronto a ripercorrere a un nuovo e più complesso livello d’integrazione il successivo ciclo evolutivo.
Prima di nascere come io sociale, l’individuo nel tempo della Vergine attraverso l’autocritica, l’ordine e la disciplina fa pulizia dei complessi e dell’irrealistica fiducia e sicurezza che infettano la personalità individuale, allo stesso modo nei Pesci, prima di ricominciare un nuovo ciclo evolutivo, la coscienza individuale appena riemersa in Capricorno, deve assistere ferma e salda alla dissoluzione delle false certezze create dalla società, al crollo dei meccanismi perversi del potere e alla morte delle ideologie e delle utopie.
L’io diventato consapevole dei propri limiti nella Vergine, dove si infrangono i sogni, l’orgoglio e la fiducia leonine, ora, nel segno dei Pesci deve diventare consapevole dei limiti, dei sogni, delle illusorie sicurezze create dalla società, deve accettare di restare nudo e solo di fronte a se stesso e di fronte al mondo, privo di ogni sicurezza, solo, di fronte all’insopprimibile anelito dell’animo umano alla trascendenza, ad andare oltre i limiti che il corpo, la ragione e i codici culturali e razziali impongono.
L’anelito a ritornare al luogo dell’origine, là, dove in assoluta inconsapevolezza è incominciato il ciclo della vita dell’individuo, a attraversare di nuovo quel luogo oscuro e finalmente conoscere i misteri dell’anima.
Crollati i falsi idoli dell’io e della civiltà, non restano che i fantasmi, i complessi, le paure che si sono formate lungo il percorso e ora popolano il vasto “mare” dell’inconscio individuale e collettivo: questi sono i mostri che la coscienza individuale deve incontrare e sconfiggere nella fase di esperienza rappresentata dai Pesci, prima di poter rinascere, nuovamente pura e più matura in Ariete e intraprendere un nuovo ciclo.
C’è, nei Pesci, un’enorme dilatazione del campo di coscienza tendente a sfumare i confini tra conscio e inconscio, sogno e realtà, la tendenza a far vivere le immagini e le visioni che emergono dal profondo e, al contrario, svuotare di significato i fatti della vita reale.
Il senso profondo di questo segno è nell’immergersi negli abissi del mare dell’ignoto, senza alcuna protezione, nudi, come quando in Ariete ne siamo usciti, ma con la fiducia di comprendere ed entrare in contatto con la vera essenza dell’Uomo, infinitesimale granello di sabbia nell’Universo infinito al cui ordinato disegno è però, per imperscrutabili ragioni, indispensabile.
Perciò i Pesci sono impressionabili all’eccesso, più che emotivi e allo stesso tempo distaccati e indifferenti nei confronti della vita esteriore, perciò si dice che i Pesci vivono in un mondo tutto loro, lontano dalla realtà, che sono evasivi, sognatori e così via.
Tuttavia al di là dell’ampia variabilità che il tipo pesci può assumere, dietro c’è sempre l’esigenza di andare oltre i confini dell’io individuale e collettivo faticosamente costruiti nei segni precedenti, il ciclo si è concluso, i Pesci sono l’ultimo segno, la fine e il compimento, e oltre la fine c’è l’infinito, oltre il compiuto l’incompiuto, diventare un abitante di questi spazi, dove ogni possibilità è data perché niente è iniziato, è il compito zodiacale dei Pesci.
I segni d’Aria.
GEMELLI
Il segno dei Gemelli coincide con il periodo di massima espansione della forza-giorno, le notti sono le più brevi dell’anno, la forza-notte si ritrae sempre più indietro e raggiunge il livello più basso. E’ il trionfo della luce del sole e della coscienza individuale che si allarga ed espande il suo orizzonte tramite il “mettere in relazione”: mettere in relazione se stessi con gli altri, mettere in una relazione di ordine (somiglianza, identità, opposizione etc.) la molteplicità sempre mutevole dell’esperienza a cui si è esposti. Questa è l’esperienza basilare simboleggiata dal segno dei Gemelli: un’estensione e un ampliamento della personalità individuale attraverso la ricerca costante di relazioni sempre nuove, relazioni tra le cose, gli eventi, le idee, le impressioni, le persone e altro ancora, relazioni che impongano un ordine al continuo e sempre diverso fluire dell’esperienza. E allora i Gemelli sono curiosi, vivaci, comunicativi, razionali, interessati, estroversi e tutto quello che trovate scritto nelle varie descrizioni di questo segno. Questa estensione del proprio campo di coscienza ha l’unico scopo di rafforzare la personalità individuale ancora in via di formazione, e così i rapporti con gli altri più che veri e propri rapporti sociali, cioè tra soci in quanto “eguali”, sono rapporti di confronto-conferma di sé, l’altro è solo lo specchio in cui riflettersi e scoprire chi si è, è attraverso l’immagine, che lo sguardo dell’altro ci rimanda, che si costruisce la propria identità.
Tale costruzione passa attraverso ripetute esperienze di una relazione di identitàsomiglianza o diversitàopposizione con l’altro, esperienze che tracciano le linee che definiscono il disegno della personalità individuale.
Nella fase gemelli l’esperienza, sia che provenga dal mondo interiore o dall’ambiente, diventa pensiero, si stacca dall’individuo e diventa parola, linguaggio che cerca relazioni tra le cose e ordina, classifica, associa, distingue… Parole che sono una guida sicura nella scoperta del mondo, che nella fase gemelli è così a portata di mano, parole di certezza perché “dicono” che cosa è bene e che cosa è male, giusto o sbagliato, bello o brutto, parole rassicuranti perché danno un nome a ciò che è sconosciuto, che così diventa conoscibile e condivisibile, un nome che si porta via la paura da sempre legata all’ignoto.
In questo modo viene esorcizzata e scongiurata la forzanotte che offuscata e negata vive e si muove nell’oscurità dell’inconscio individuale, dove diventa il peso non riconosciuto dei legami e delle radici familiari, dei vincoli che incatenano al passato, alla tradizione e limitano e soffocano il desiderio di espansione e scoperta che caratterizza questa fase.
Un’ultima osservazione, il segno dei Gemelli governa la mano, il primo vero “strumentoutensile” dell’uomo, progenitore e capostipite di tutti i successivi, puri e semplici prolungamenti della mano.
E’ attraverso l’uso della mano, guidata dal pensiero che coglie e crea relazioni tra le cose, che nasce l’homo faber, ed è attraverso gli utensili, gli strumenti e in seguito la tecnica che l’uomo poté allargare, controllare e cambiare il proprio ambiente.
BILANCIA
L’Ariete, il primo segno dello zodiaco, è un segno di fuoco, il fuoco è energia allo stato puro e infatti ci vuole molta energia perché il principio individuale, l’io, possa emergere dall’oscurità della forza notte e differenziarsi dall’uniformità del principio collettivo. Di fronte all’Ariete, opposto all’incipiente e impellente necessità di individuazione della forza-giorno, c’è il segno della Bilancia che all’inizio, cioè all’equinozio d’autunno, è identica all’Ariete nella composizione della forza-notte e della forza-giorno, ambedue le forze infatti sono in perfetto e instabile equilibrio tra loro come lo erano all’equinozio di primavera, adesso però la spinta che romperà questo precario equilibrio è quella del principio collettivo, della forza-notte che lega, unisce, raccoglie, accomuna, tende cioè a costruire unità sempre più ampie e articolate.
La Bilancia è un segno d’aria, e l’aria è di tutti, è “collettiva”: l’aria che entra/esce dai miei polmoni si scambia, si mischia con l’aria che gli altri respirano; in questo scambio che nella Bilancia è leggero e sottile come l’aria, c’è la “condivisione” consapevole, l’entrare in contatto della particolare e separata personalità di ognuno di noi con quella degli altri.
L’equinozio d’autunno, l’inizio della Bilancia, è uno dei quattro punti dello zodiaco in cui avviene un mutamento significativo tra le due forze in gioco, se nei solstizi c’è un’inversione di rotta, gli equinozi sono l’attimo del superamento, del sorpasso di una delle due forze.
La forza-giorno, il bisogno di individuazione e differenziazione dell’io, nella Bilancia è superato e offuscato dal prevalere della forza-notte, dal bisogno di “far parte”, di partecipare, di avere un senso e uno scopo sociale.
Il significato essenziale del segno della Bilancia è in questo superamento del principio collettivo sul principio individuale, è nello sforzo costante che viene richiesto all’io individualizzato di conservare e alimentare la coscienza appena risvegliata di “far parte”, di essere un individuo sociale.
Da questo nucleo fondamentale discendono le qualità comunemente attribuite alla Bilancia, che potranno manifestarsi in varie forme, ma alla radice ci sarà sempre questa spinta, questa tensione verso la dimensione sociale della vita.
Nei nati nella Bilancia la pressione sociale è fortissima, il bisogno di piacere, di non deludere le aspettative del gruppo, può facilmente sfociare in atteggiamenti di superficiale e acritica accettazione delle richieste altrui, perciò il tipo bilancia è spesso considerato inaffidabile, opportunista e mutevole.
In realtà, ciò che gli interessa e resta immutabile è stabilire relazioni armoniose con l’altro o gli altri, poco gli importa il contenuto delle richieste o la sostanza delle idee che vengono espresse, alle quali volentieri si uniforma.
Regalare grazia, armonia ed equilibrio ad ogni tipo di rapporto, in modo che si avvicini sempre di più a un ideale modello di relazione, è la cosa davvero importante; creare forme di armoniosa bellezza unendo tra loro elementi sparsi e diversi, è l’obiettivo da raggiungere, sia che si tratti di esseri umani o di elementi materiali.
Può esserci così il tipo bilancia immerso in un’inestricabile rete di relazioni sociali, o l’esteta raffinato o ancora l’artista che crea forme di universale bellezza con le parole, i colori, la creta o qualunque altro materiale.
La Bilancia, infatti, è il segno del “sorpasso” della forzanotte, che ora può operare alla luce della coscienza e perciò accomuna, ingloba, fonde più elementi in un’unica forma per dare vita a una nuova e più grande unità: sono le stelle che diventano la via Lattea, i tanti uomini che formano la società, i tanti colori che creano l’arcobaleno.
Forme estetiche però, dove regna sovrana l’armonia della bellezza, perché le parti si devono comporre in un equilibrato ed elegante gioco di rapporti, e così deve essere perché la Bilancia, governata da Venere e Saturno, è un segno d’aria, è legata al mondo delle idee, che prive della pesantezza della materia, sono libere e leggere ed è facile scioglierle od unirle per formare quegli “ideali” che la Bilancia tanto ama, a cui Venere e Saturno donano un’ordinata armonia.
Un’altra caratteristica fondamentale della Bilancia è associata al simbolo del segno, i due piatti della bilancia che valutano e determinano il “peso” di fatti, esperienze e persone. Ma per pesare occorre un’unità di misura, una norma a cui comparare i diversi pesi e quella della Bilancia è appunto la norma sociale o estetica.
ACQUARIO
L’Acquario è un segno d’aria, ma i simboli che lo rappresentano sono: o due linee ondulate come le increspature, le piccole onde che si formano sull’acqua, oppure una figura umana che versa dell’acqua limpida da un’anfora: acqua e aria, i due elementi senza limiti e confini, si incontrano in questo segno. Nella tipologia delle funzioni junghiane l’acqua è il sentimento, la funzione che consente di entrare in empatia, di sentire all’unisono con l’altro e l’aria è il pensiero che si può comunicare, condividere, partecipare insieme agli altri. Nell’Acquario perciò, l’aria deve diventare anche acqua e l’acqua aria, in altre parole si deve “sentire” ciò che si “pensa”, cioè è dal cuore che deve nascere l’idea che diventerà collettiva. Il sentimento è sempre un’esperienza squisitamente personale, individuale, il pensiero invece può essere un’esperienza anche collettiva, poiché è perfettamente e compiutamente comunicabile e condivisibile, perciò nella fase d’esperienza rappresentata dall’acquario il sentimento nato in Bilancia di essere un “io” sociale, un uomo come un altro, né più né meno, deve diventare un “pensiero”, un ideale comune a tutti gli uomini, e viceversa l’idea astratta che il valore di ogni uomo risiede nella sua “umanità”, deve diventare realmente un sentimento comune, condiviso da tutti gli uomini.
Nell’Acquario prosegue la lenta ascesa della forza-giorno, il principio individuale che si è appena risvegliato alla coscienza al solstizio d’inverno, è una forza ancora debole e incerta, ci sono ostacoli, paletti, rigidi percorsi obbligati, creature abnormi generate dall’espansione della forza-notte, che soffocano e comprimono la voce dell’io individuale che vuole dare un senso e un contenuto più “umano” alle forme del potere costituito che in Capricorno si sono cristallizzate ed irrigidite nelle strutture del sistema politico-economico.
Nella fase aquario l’io è soprattutto e profondamente un io sociale, un io però che rifiuta tenacemente di essere una semplice creatura-emanazione dello stato.
Svanito l’io unico e separato che, nato in ariete, raggiunge il culmine della sua grandezza nel leone, muore in aquario l’io contenitore di ruoli e funzioni statiche, di valori solo esterni imposti dalla collettività, è infatti nel restituire alla vita sociale e politica un contenuto di valori specificatamente umani, fondati nell’essere ogni uomo espressione della medesima umanità, il significato essenziale dell’Aquario.
In questo segno la forza-giorno, l’energia personalizzante, è ancora in fase di crescita, perciò fragile e vago è il senso della propria unicità: l’io acquariano è istintivamente e intimamente consapevole della sua fratellanza con gli altri uomini che sono tutti figli della stessa madre, al di là di ogni differenza di razza, ceto o altro, e tutti fratelli nel nome della stessa natura umana da vivere e realizzare in una società ideale, tale io però non è per niente sicuro e certo dello spessore della propria individualità, e data la vaghezza dei suoi confini è facile che sfoci in atteggiamenti di esasperata indipendenza e ribellione o di assoluta dedizione a una causa che mascherano il suo senso d’insicurezza personale.
Appartiene infatti alla tradizionale tipologia dell’aquario sia la figura del riformatore illuminato che vuole infondere la linfa dei valori umani nelle istituzioni sociali, sia la figura del ribelle sempre controcorrente incapace di affermare se stesso se non andando “contro” ad ogni costo, sia la figura del martire che dimentico di sé si identifica totalmente in un ideale.
I segni di Terra
TORO
Il giorno è ora decisamente più lungo della notte, l’instabile equilibrio tra la forza-giorno e la forza-notte è ormai rotto a favore della prima che si stabilizza, non è più il momento della lotta per emergere, ma è il tempo della stabilità e del consolidamento.
All’azione dell’Ariete, lo slancio per emergere dallo sfondo, differenziarsi ed iniziare ad esistere come essere individuale, segue la reazione del Toro, il consolidamento e la stabilizzazione della nascente personalità emersa con l’Ariete. Per fare questo è necessario fermarsi, finita la conquista e l’esplorazione dell’ignoto, si diventa stanziali, si costruisce e si da forma a quanto di ignoto è diventato noto, illuminato nei suoi contorni dalla crescente forza-giorno. Costruire significa concentrare l’energia che è stata generata in Ariete, significa rendere più definito e compatto il principio individuale emergente, occorre, allora, un ancoraggio a qualcosa di tangibile e sicuro come la terra e di forte e tenace come il toro. Per costruire è necessario avere un progetto, sapere cosa costruire, l’azione perciò non è più fine a se stessa come in Ariete, puro slancio vitale che deve affermare se stesso contro la forza-notte, ma diventa attività costruttiva: l’azione “si ferma”, si da uno scopo e procede alla sua realizzazione, al puro e semplice dinamismo dell’Ariete subentra la concreta produttività del Toro.
Per il Toro un’azione senza scopo, è priva di significato, tra azione e scopo c’è sempre un rapporto di causa-effetto, in particolare l’azione deve essere orientata e funzionale alla costruzione e al consolidamento della personalità. Così, ad esempio, dell’atto sessuale l’Ariete sottolinea l’aspetto di liberazione d’energia in cui il fine coincide con l’atto stesso, mentre il Toro ne mette in risalto la potenzialità generatrice in cui il fine è la procreazione.
Nel segno del Toro è esemplificato al massimo il simbolo della Buona Terra, la Grande Madre il cui grembo partorisce ogni forma di vita. E’ la terra che assorbe l’acqua che viene dal cielo, riceve la luce e il calore fecondanti del sole e li trasforma nell’humus, il nutrimento necessario alla crescita dei suoi frutti. Ugualmente il toro riceve, assimila e trasforma le esperienze che servono alla formazione di una base sicura per lo sviluppo della neonata personalità, base che viene costruita tramite un produttivo contatto con la realtà materiale. I cinque sensi sono i canali di ricezione delle esperienze utili a questo scopo, e infatti nessun altro segno dello zodiaco è sensuale quanto il Toro, cioè ugualmente capace di sfruttare e di godere delle proprie facoltà sensoriali.
Dal punto di vista psicologico, la matrice, il significato archetipo del Toro di azione produttiva che mette in uso e da forma all’energia liberata in Ariete, si manifesta nelle qualità di determinazione, volontà e stabilità. Facilmente tali qualità si possono trasformare in possessività e paranoico timore di ogni cambiamento, poiché per sua natura il concetto stesso di mutamento mette in crisi la visione del mondo taurina che vuole che le cose restino come stanno.
VERGINE
Nel cerchio dello zodiaco la Vergine viene dopo il Leone, alla fiduciosa esplosione dell’individualismo leonino segue il segno dell’implosione dell’io, “del più piccolo di sé”, come dice Barbault. Il passaggio dal Leone alla Vergine è segnato da uno scarto, una frattura violenta, niente di fluido e armonioso, ma il crollo della fede e dell’illusione che l’io continui a crescere ed ampliarsi come finora è avvenuto. Il segno della Vergine è il tempo della disillusione, là fuori non c’è più un mondo pauroso, ma affascinante da conquistare (Ariete), costruire (Toro) o conoscere (Gemelli), ma un universo di regole e obblighi da accettare ed osservare, che limitano ed ostacolano qualunque spontanea espansione dell’io.
La forza-notte si è consolidata, ha preso forma, non è più il misterioso e profondo oceano che tutto sommerge, annullando ogni differenza, ma è diventata chiara e ben differenziata nelle sue strutture, delle quali l’io è costretto a conoscere la forza e l’impatto.
Strutture che adesso hanno un nome come Scuola, Ufficio o Ente Tal dei Tali, dove per essere riconosciuti nella propria individualità si deve prima dimostrare di saper essere di volta in volta studente, lavoratore, utente, un membro della società insomma, capace di avere cioè uno scopo più che individuale.
In tali strutture inoltre, gli altri non hanno più il volto di chi ti ama e vuole il tuo bene come nella casa del Cancro, o quello del pubblico che ti applaude e ammira come sul palcoscenico del Leone, ma questi “altri” hanno esattamente gli stessi diritti e desideri che il tuo io imperiosamente reclama, e nessuna intenzione di cedere il passo.
La Vergine è il tempo dei limiti, dell’assunzione di responsabilità, del mestiere di vivere. Finito lo spettacolo, incomincia il lavoro, il lavoro che si deve imparare, per imparare ci vuole umiltà e per diventare umili si deve guardare a se stessi con distacco e obiettività, analizzare e discriminare i propri atteggiamenti e comportamenti, esercitare una critica schietta ed onesta dei propri difetti, diventare “puri”, mondati da ogni pregiudizio e condizionamento che offuscano ed alterano la vera natura di ciò che siamo.
Così purificato dalle scorie del passato l’individuo “rinasce” alla vita ad un livello superiore d’integrazione, ha imparato il metodo e la tecnica per eliminare le impurità e rischiarare i punti bui e le opacità delle esperienze del passato, conservandone però l’essenza, la vera sostanza: è avvenuta una “trasformazione” alchemica e l’individuo “rinasce” alla vita come una “vergine” intatta e incontaminata, custode attenta e consapevole della propria preziosa e segreta essenza.
Da qui il tipo di intelligenza pratico-analitica attribuita alla Vergine, un intelligenza che focalizza ogni dettaglio, analizza, ordina e classifica per arrivare a conoscere il fondo delle cose, e può rivolgersi tanto alla realtà esterna quanto al mondo interiore. Nel primo caso avremo il classico tipo della Vergine, metodico, ordinato ad oltranza, ipercritico nei confronti di tutto, nel secondo caso queste stesse qualità operano all’interno dell’individuo in un continuo ed ossessivo bisogno di scandagliare, chiarire e raggiungere il fondo di se stessi.
Il segno della Vergine è il tempo dell’attesa: l’attesa del “vero” incontro con l’altro, della comunione con l’altro, che non è più nemico (Ariete) o specchio (Gemelli) o amante (Leone), ma è finalmente riconosciuto come “uguale” a se stessi.
La Vergine, indicata più volte come il segno dei ruoli subordinati, dei molti, il segno del servizio, il segno dell’opaco grigiore della quotidianità, è nel suo significato più profondo un segno di grande solitudine: perduti i riconoscibili e rassicuranti volti dell’altro, che hanno accompagnato l’io/coscienza individuale nel tempo della sua crescita, nella fase di esperienza rappresentata dalla Vergine l’io, solo in mezzo ai molti senza volto, si prepara con serietà e sacrificio al vero appuntamento con l’altro che l’attende nella Bilancia.
CAPRICORNO
Il segno del Capricorno inizia al solstizio d’inverno e, come al solstizio d’estate nel segno opposto del Cancro, c’è di nuovo un’inversione di rotta tra le due forze in campo: la forza-notte raggiunge il massimo della sua espansione e dopo la notte del 21 dicembre che è la più lunga dell’anno comincia a diminuire, mentre la forza-giorno che nella stessa notte tocca il fondo della sua espressione, subito dopo riprende lentamente a salire, infatti nell’ombra dei mesi precedenti ha segretamente maturato la forza e l’energia necessarie a risalire la china, che la porteranno a raggiungere ed equiparare la forza-notte nel successivo equinozio di primavera, quando inizierà un nuovo ciclo di vita. Il segno del Capricorno perciò, che coincide con l’indiscusso e manifesto trionfo del principio collettivo che si esprime nel potere dello stato, la “famiglia” della collettività, come il Cancro è la famiglia dell’io particolare, al suo interno nasconde, nutre e alimenta il proprio avversario e nemico, il principio individuale.
L’essenza, la sostanza del Capricorno risiede in questa insolubile contraddizione tra il desiderio e l’obiettivo di consolidare, stabilizzare e organizzare nel modo più efficiente possibile le forme/strutture che gli individui, tra loro assimilati e accomunati dall’essere tutti membri della società, hanno creato e costruito e dall’altra parte la spinta a prestare ascolto alla voce dell’io separato e differenziato che chiede di essere riconosciuto nella propria unicità e diversità. Nessuna sfumatura, nessuna concessione in questo segno, ma una guerra impari tra le forze fondamentali della vita dell’uomo.
Infatti, al di là delle numerose ed ordinate relazioni di cui è intessuta la società, relazioni che rendono chiara e definita nei suoi contorni, ferma e sicura al suo posto la personalità individuale, tramite l’assegnazione precisa delle funzioni e dei ruoli che le competono all’interno della collettività, c’è l’esigenza che diventerà sempre più insistente nei segni successivi di riconoscere se stessi oltre queste definizioni, l’esigenza di scardinare il controllo e il potere che tali statiche identificazioni sociali hanno sulla personalità che, schiacciata e soffocata, scopre di aver smarrito la sostanza della propria natura e la propria unicità, forma senza contenuto, è diventata un numero come un altro, il cui valore dipende unicamente dalla posizione occupata nelle gerarchie del potere sociale.
In questo senso il Capricorno è il segno del potere, del controllo, dell’ambizione, della tenacia, del “fine che giustifica i mezzi”, il segno dei politici amanti del potere e dei burocrati “più realisti del re”, a cui bastano le briciole del potere, è il segno di tutto questo perché ha bisogno di fortificazioni, di mura e fossati a difesa dello status quo minacciato da un nemico che il Capricorno cerca all’esterno, nell’altro, che come lui insegue il potere, mentre il vero nemico è celato dentro di lui ed ha già cominciato ad erodere le fondamenta del suo potere.
Non c’è trionfo mondano infatti, o brillante posizione raggiunta a costo di duri sacrifici e fatiche, che possa mettere a tacere del tutto, nell’uomo capricorno, il bisogno di andare oltre tutto questo, la sensazione che malgrado tutto, qualcosa di assolutamente essenziale gli sfugga.
E’ per questo che nel segno del Capricorno accanto alla figura dell’uomo che, solo, scala la vetta del potere, c’è la figura dell’eremita, del saggio, che trascese le cose del mondo ritrova la via dell’anima.