Anche l’Uomo-Dio, o Reau, abusò, seguendo quanto dice il «Trattato», dei suoi privilegi. Orgogliosamente ritenne che la potenza in suo possesso fosse così grande come quella del Creatore ed il dramma cominciò.
Uno dei principali prevaricatori «sotto la forma apparente di un corpo di gloria» persuade Adamo «ad operare secondo la scienza demoniaca». «Hai in te innato — gli dice — il Verbo della Creazione… crea dunque delle creature perché sei un creatore. Opera di fronte a quelli che sono fuori di te, ti renderanno l’omaggio e la gloria che ti competono».
Tale affermazione era tuttavia solo apparentemente fondata in quanto se Adamo possedeva un «potere creatore» tuttavia non poteva servirsene senza la cooperazione del Creatore stesso; in altri termini se la volontà del Primo Uomo fosse stata quella del Creatore, il frutto della operazione sarebbe stato perfetto poiché i due pensieri creatori si sarebbero completati agendo in sincronia.
Ma Adamo intraprendendo la creazione di esseri spirituali senza la cooperazione divina commise una colpa ancora più grave di quella che era all’origine dell’Universo, anche se è ben vero che tale crimine proveniva «dalla sua volontà e non dal suo pensiero» in quanto l’idea gli era stata indotta dagli spiriti perversi. Colpa più grave abbiam detto in quanto egli operò quell’atto creativo che gli altri non avevano avuto il tempo di compiere avendo la divinità impedito alla loro volontà ribelle di manifestarsi.
Come si nota facilmente attraverso tali racconti, nel pensiero di Martinez, l’origine del «male» è nella volontà creatrice delle forze primordiali. Egli conserva le tradizioni esistenti in tutte le teologie in merito alle due differenti «creazioni»: la prima detta degli Angeli, sulla quale la Genesi non si sofferma, sottintendendola solo con il suo primo versetto. «All’inizio Dio creò il cielo e la terra» (Gen. I, 1) per passare alla seconda «La Terra era senza forma e vuota, le Tenebre erano ecc…».
Ma gli «Angeli» non sono stati sottoposti ad una «prova» da Dio, come la tradizione giudeo cristiana vuole — osserva giustamente Robert Ambelain — «al contrario, alcune entità giunte al termine della missione per cui erano state emanate (cioè liberate e dotate così necessariamente di libero arbitrio) si rifiutarono di reintegrarsi nell’Assoluto, nel Piano Divino… preferendo il “me”, momentaneo, peribile, illusorio, al “sé eterno”, reale, indistruttibile. Da loro stesse, preferirono vivere ‘fuori’ piuttosto che essere riassorbite e rimarranno a causa della loro attitudine lontane dalla ‘luce’».[1]
È evidente che l’insieme di tali entità o energie (l’eggregoro del male inteso come privazione del bene) necessariamente agirono sull’Adamo-Kadmon, sull’uomo archetipo, androgino preposto al mantenimento di un equilibrio universale — di un universo non identico al nostro.
E l’equilibrio preesistente nel «regno», che «non è di questo mondo», si rompe creandosi un’altro equilibrio ed un’altro universo.
Martinez così prosegue sintetizzando quanto è contenuto nel «Trattato».
La punizione fu doppiamente severa sia per il risultato dell’atto criminale, sia per il cambiamento di stato del colpevole. Dio «rinchiude nella forma di materia creata da Adamo, un essere minore». In realtà Adamo non produsse che una forma tenebrosa (materiale) e non una forma gloriosa simile alla sua. Egli stesso la chiamò «Houwa» o «Homenesse» che misticamente deve intendersi «carne della mia carne, ossa delle mie ossa, opera della mia operazione concepita ed esercitata per opera delle mie mani».
E il Creatore lascia sussistere l’opera del Minore affinché di generazione in generazione venga, dall’immagine stessa del suo crimine, punito… affinché la sua posterità non ignori la prevaricazione ed apprenda in tal modo che le pene e le miserie che sta soffrendo non vengono dal Creatore, ma dal suo primo padre, dal creatore cioè della materia «impura e passiva» (soggetta cioè alla sofferenza).
E così Adamo venne bandito dal mondo celeste e precipitato negli abissi della terra, contemporaneamente anche la sua «forma gloriosa» venne trasformata in una forma materiale e passiva soggetta alla corruzione. «Questo corpo fatto di materia terrestre aveva la stessa figura apparente del corpo di gloria con il quale Adamo era stato emanato» ma era una semplice riproduzione identica a quella della «Houwa» da lui creata.
Prigioniero di questa forma Adamo dovrà abitare la terra «sulla quale prima del suo crimine regnava come Uomo-Dio senza essere confuso con essa e con i suoi abitanti». Agirà come un essere spirituale temporale (composto di un’anima e di un corpo) soggetto al tempo ed alle sue leggi (morte) a cui prima non era sottomesso.
Houwa gli servirà a perpetuare la razza dei minori decaduti, perché condannato a riprodursi materialmente, non potrà più usare delle essenze «spiritose» materiali, inoltre, essendo separato da Dio potrà essere preda degli spiriti perversi.
Nel suo stato di gloria, conosceva direttamente il pensiero di Dio e quello dei demoni, leggeva l’uno e l’altro come su un libro aperto; il privilegio dello spirito puro e semplice (non imprigionato nella materia) è di «poter leggere nello spirito per sua corrispondenza naturale e spirituale». Dopo la caduta Adamo non ebbe più che una conoscenza passeggera e frammentaria del pensiero divino per mezzo di «effluvi» che gli iniziati chiamano «intelletto buono». Per una disgrazia fu più accessibile alle suggestioni dei demoni i cui pensieri comunicavano direttamente con lui per mezzo dello «spirito cattivo».
Malgrado questa maggiore apertura verso la negatività, tuttavia la parte già assegnatagli gli aveva impresso un carattere indelebile ed Adamo continuava ad essere superiore a tutti gli esseri spirituali, non solo, ma di fronte al suo errore ed alla successiva comprensione, Dio «si riconciliò spiritualmente con lui e lo ristabilì nelle stesse virtù e potenze possedute in principio contro gli infedeli alla legge divina».
Tuttavia Adamo «peccò» nuovamente.
Ma vediamo un po’ più approssimativamente quanto accadde con la rottura dell’equilibrio all’atto della creazione prevaricatrice di Adamo, secondo gli studi del ricordato Robert Ambelain.
L’Uomo-Archetipo, creando, modifica le leggi esistenti spezzando così l’equilibrio nel quale si trovava. Da Architetto dell’Universo, diviene il Demiurgo. Volendo creare degli esseri spirituali non fa che obbiettivare i propri concetti; desiderando di creare dei corpi non riesce che ad integrarli nella materia grossolana; volendo animare il Chaos non fa che imprigionarvisi. L’Uomo-Archetipo era un androgino, abbiamo detto, «Dio crea l’uomo a sua immagine: maschio e femmina… ed è l’elemento negativo, femminile, quello che Adamo oggettiva fuori di lui». È questo «lato» sinistro, femminile, passivo, lunare, tenebroso, materiale che si separa dal «lato» destro, maschile, attivo, solare, luminoso, spirituale, per dare vita ad Eva.
Questa Femmina-Archetipo, è la nuova materia, l’Eva della Genesi, la simbolica donna che Adamo «penetra» per creare la vita, la Madre simboleggiata in tutte le religioni con molteplici nomi.
Ed ecco la seconda colpa di Adamo. «Quando con Houwa furono costretti ad abbandonare il mondo celeste, ricevettero l’ordine di riprodurre forme simili alle loro»; obbedirono «con una furiosa passione dei sensi della loro materia», sì che Dio rifiutò la sua cooperazione a questa opera.
Il loro primogenito Caino, cioè «il figlio del dolore», cadde in potere delle potenze demoniache. Abbandonandosi ancora al delirio dei sensi procrearono due figlie: Cainan ed Aba I, poi, con un intervallo di sei anni, due maschi e due femmine.
Il primogenito di questa seconda serie fu concepito in conformità dei precetti del Signore, senza eccesso sensuale; in tal modo «il Creatore non poté rifiutarsi di corrispondere alla loro operazione» e nacque un essere dotato di ogni virtù e saggezza spirituale che venne chiamato Aba IV cioè «figlio di pace» ma Caino, furioso per aver dovuto cedere il suo diritto di progenitura ad Abele, incoraggiato dalle sorelle Cainan ed Aba I, lo uccise.
In tal modo, il sangue espiatorio del giusto sigillò la seconda riconciliazione di Adamo verso Dio. Gli uomini tuttavia vennero privati di una luce sul loro cammino e Dio «riversò i doni della vittima su un’altro minore. Adamo concepì un terzo figlio che chiamò Seth cioè ‘ammesso alla posterità di Dio’».
A partire dalla terza posterità di Adamo la sorte dell’umanità è fissata per sempre: il genere umano si compone di due classi: i discendenti di Caino e la posterità di Seth. I primi sono reprobi, prigionieri della materia. Scopriranno i mezzi per costruire città, fondere metalli, sfruttare miniere, … ma erreranno nelle tenebre e quando il diluvio avrà cancellato dalla faccia della terra la prima umanità pervertita, essa rinascerà con la discendenza di Cam.
I secondi pur praticando culti favorevoli a Dio furono deboli come lo fu a sua volta il Primo Uomo e, malgrado la difesa divina, la posterità di Seth si unì con «i figli degli uomini, cioè le figlie concubine della posterità di Caino» e decadde a sua volta «da tutte le conoscenze divine spirituali che Seth le aveva comunicato».
La storia del popolo ebreo non sarà che il racconto dettagliato di queste ricadute seguite da un pentimento e da una riconciliazione effimeri. Gli ebrei infatti, benché illuminati a differenti riprese da un inviato, dimenticano le verità perdendo ogni comunicazione con Dio facendo così cadere intere generazioni nelle tenebre sino a che non compare un nuovo profeta il cui insegnamento non abbia un successo più duraturo.
Dovremmo dilungarci eccessivamente su un infinito numero di particolari aventi un contenuto esoterico eccezionale. Non lo possiamo fare nei limiti impostici dallo scopo iniziale, ma dovremo concludere in qualche modo questo excursus in cui assistiamo alla involuzione dell’Uomo Archetipo, affermando che egli può sicuramente riprender possesso del suo primitivo splendore e della sua libertà separandosi dalla materia di cui è permeato. Per raggiungere un tale scopo occorre che tutti gli uomini, cellule dell’archetipo, si reintegrino definitivamente ristrutturando l’Adamo. Come ciò possa avvenire sarà l’oggetto di ulteriori comunicazioni; Martinez con la sua dottrina, certamente originale, ne offre una chiave ed i suoi seguaci hanno cercato di forzare con essa le barriere esistenti.
[1] In altri termini, si “individualizzarono”.